Creato per cercare selvaggina in pianure sterminate, importato negli anni Sessanta dal nobile piemontese Calvi di Bergolo e dal milanese Ambrogio Marcandalli, il bracco ungherese si è rapidamente diffuso per le sue spiccate doti non solo di cacciatore versatile, ma anche di guardiano attento della proprietà ed esemplare che ben si adatta alla vita cittadina.
Il pelo corto, il colore del mantello che ricorda le tinte del bosco in autunno, le dimensioni non eccessive ed il carattere affettuoso lo pongono fra i cani adatti anche per appartamento.
Allevato in casa da cucciolo, ben si adatta alla vita domestica. Come tutti i bracchi si rivela un pò testardo e desideroso di imporre la sua volontà: se ben educato però impara prestissimo ad eseguire i comandi, non strattonare quando è al guinzaglio, non abbaiare eccessivamente e rispondere con qualche scodinzolio alle carezze degli ospiti. Con i bambini è sempre affettuoso. Mai aggressivo.
Il suo aspetto calamita gli sguardi. Gli occhi sono grandi, ovali e scuri, l' altezza non deve superare 61 centimetri nei maschi, 57 nelle femmine, che hanno corporatura meno muscolosa e più aggraziata, sono molto più affettuose, ricettive ai comandi, affezionate alla casa e diventano subito protettive con i bambini.
I cuccioli, per poter crescere in armonia, hanno necessità di lunghe passeggiate e della libertà di correre per almeno un' ora, gli adulti devono essere periodicamente portati in un parco e lasciati liberi, ma fatti rimanere a portata di voce per fermarli qualora inseguano selvatici o si allontanino eccessivamente, sfuggendo quindi al controllo del conduttore.
Se rincorre un gatto lo si richiami bruscamente: imparerà presto a lasciar tranquilli tutti i mici. Qualora si blocchi alla vista di un piccione, lo si accarezzi inducendolo poi, senza strattonare il guinzaglio, a continuare il cammino: i suoi progenitori e gli attuali bracchi utilizzati per la caccia vengono abituati a fermarsi in prossimità della selvaggina attendendo l' ordine del cacciatore per farla volare.